L’avvio dell’avventura artistica di Paolo Netto nella sua prospettiva di autonomia e di coerenza, inizia dunque con due eventi, meglio con due incontri: quello con le statue-stele della Lunigiana, che gli forniscono la forma e la sostanza del suo racconto,e quello con i maestri dell’arte materica che gli suggeriscono le modalità di espressione e di comunicazione.

Le prime di questa fase, che è di scoperta e al contempo di approppriazione e personalizzazione, sono opere di grande suggestione, correttamente definite Stele (o Totem), che ripropongono, sia pure sottoposte a tutta una serie di elaborazioni, le forme delle statue-stele di Lunigiana: questo rapporto risulta indispensabile all’evoluzione di un’identità personale dell’artista, ed offre un senso, un obiettivo, al suo lavoro.L’obiettivo è quello di riflettere sul senso e sul ruolo che le stele, "silenziosi guardiani di un tempo lungo" (Riu), immerso in una dimensione mitica di oscure ritualità, svolgono come testimoni di popoli perduti, che sopravvivono ormai soltanto attraverso queste ineffabili figurazioni stilizzate di guerrieri e di donne.    

(LE OPERE DEL PERIODO